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della dissimulazione onesta 155

lore, quando in altra figura dava di se stesso nuova alla sua Penelope; della qual disse:

Hac autem audiente fluebant lacrymae, liquefiebat autem corpus
sicut autem nix liquefit in altis montibus,
quam Eurus liquefecit, postquam Zephyrus defusus est
liquefacta autem igitur hac, fluvii implentur fluentes:
sic huius liquefiebant pulchrae genae lachrymantis
flentis suum virum assidentem. At Ulysses
animo quidem lugentem suam miserabatur uxorem.
Oculi autem tanquam cornua stabant vel ferrum.
Tacite in palpebris dolo autem hic lachrymas occultabat.

Ecco la prudenza con che Ulisse mettea freno alle lagrime, quando era tempo di nasconderle; e la comparazion di liquefarsi Penelope, come la neve, mi dá occasione di soggiunger quello che sia l’umido e ’l secco, dicendo Aristotile: humidum est quod suo ipsius termino contineri non potest; facile autem termino continetur alieno. Siccum est quod facile suo, difficulter autem termino terminatur alieno. Da che si può apprender che il dissimular ha del secco, perché si ritien nel proprio termine; e questi son gli occhi di Ulisse rassomiliati, in tempo di dolore, alla fermezza del corno e del ferro, quando que’ di Penelope eran molli e non avean termine prescritto, conforme a quelle ch’eran versate nell’animo di Ulisse, tenendo il ciglio asciutto, ed a questo par che corrisponda quella sentenza di Eraclito: Lux sicca, anima sapientissima.

IX.

Del bene che si produce dalla dissimulazione

Presupposto che nella condizion della vita mortale possano succeder molti difetti, segue che gravi disordini siano al mondo quando, non riuscendo di emendarli, non si ricorre allo spediente di nasconder le cose che non han merito di lasciarsi