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della dissimulazione onesta 151

cosí convien che nel giro delle opere umane sia la luce e l’ombra, dico il proceder manifesto e nascosto, conforme al corso della ragione, ch’è regola della vita e degli accidenti che in quella occorrono.

V.

Alcuna volta è necessaria la dissimulazione, e fin a che termine

La frode è proprio mal dell’uomo, essendo la ragione il suo bene, di che quella è abuso; onde nasce ch’è impossibile di trovar arte alcuna, che la riduca a segno di poter meritar lode: pur si concede talor il mutar manto, per vestir conforme alla stagion della fortuna, non con intenzion di fare, ma di non patir danno, ch’è quel solo interesse col quale si può tollerar chi si suol valere della dissimulazione, che però non è frode; ed anche in senso tanto moderato, non vi si dee poner mano se non per grave rispetto, in modo che si elegga per minor male, anzi con oggetto di bene. Sono alcuni che si trasformano, con mala piega di non lasciarsi mai intendere; e spendendo questa moneta con prodiga mano in ogni picciola occorrenza, se ne trovano scarsi dove piú bisogna, perché scoperti ed additati per fallaci, non è chi loro creda. Questo è per avventura il piú difficile in tal industria; perché, se in ogni altra cosa giova l’uso continuo, nella dissimulazione si esperimenta il contrario, poiché il dissimular sempre mi par che non si possa metter in pratica di buona riuscita. È dunque dura impresa il far con arte perfetta quello che non si può essercitar in ogni occasione, e però non è da dir che Tiberio fosse molto accorto in questo mestiero, ancorché da molti si affermi; e ciò considero perché, dicendo Cornelio Tacito: Tiberioque etiam in rebus quas non occuleret, seu natura seu adsuetudine, suspensa semper et obscura verba; non solo disse prima: plus in oratione tali dignitatis quam fidei erat, ma conchiude: At patres, quibus unus metus, si intelligere viderentur, ecc.; ecco che si accorgeano chiaramente della sua intenzion in quelli continui artifici. In