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della ragion di stato - iv | 121 |
fuori una parte dei piú principali, o per la virtú o prudenza o
per il valore nelle cose militari, e aggiungerla a’ mezzani: anzi
dei piú eccellenti alcuni aggregarli ai patrici, perché cosí, sotto
titolo di onorare i piú eccellenti tra loro, piú stimati e amati,
si priverá quell’ordine dei piú valorosi, e si fará acquisto della
benevolenza del popolo, e se le dará animo alla virtú, e si
fortificheranno gli altri; essendo solito sempre, che gli aggregati e graziati siano piú difensori della parte nella quale sono
ricevuti, per non lasciarsi pareggiare da altri, che fossero del
primiero ordine, e per gratitudine dell’onore ricevuto: e cosí
si indebolisce quella parte, che per numero suole eccedere.
L’ammettere ancora alla cittadinanza qualche forastiero di qualche qualitá insigne ornato, e inserirlo nella parte piú debole,
parmi rimedio contra questo pericolo di non picciola importanza, se ben questo nelle cittá grandi e piene di popolo è
rimedio piú sicuro che nelle picciole, dove tutti i cittadini per
nome e cognome si conoscono.
Osservò Aristotele, e con molti esempi mostrò, molte republiche esser andate in rovina per le discordie de’ principali cittadini, le quali ancora avevano avuto principio da leggerissime cause: apportando le rovine di sei republiche occorse a’ suoi tempi, a quali aggiungeremo le mutazioni in vari tempi occorse alla republica degli ateniesi, per le discordie di Nicia e Alcibiade, e prima per quella di Temistocle e Aristide, e dopo per le discordie di Demostene, Eschine, Licurgo e altri oratori. E cosí a Roma per i dispareri che occorsero tra Cepione e Metello nel comprare quell’anello all’incanto, come scrive Plinio nel libro XXXIII al capo primo, nata la guerra civile e sociale, si cominciò a rovinare la republica romana: e dopo alquanti anni si rovinò affatto detta republica per le discordie tra Pompeo e Cesare; le quali non solo portano pericolo, quando il fine di ambedue è indrizzato all’acquisto dell’imperio: ma ancora quando un contrasta con l’altro per difendere la libertá della patria e la forma della republica, e l’altro per usurparsela, come occorse tra Cicerone e Antonio. Ma piú gravi e piú crudeli sono le dissensioni, che occorrono fra due che aspirano