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XVII
LE FORTUNE.

Invan t’opponi ; a Venere
i voti miei fúr cari;
pace l’udii promettere
dagli abbracciati altari.

5Pietosa dea, di lagrime

bagnò le offerte rose,
e della mia vittoria
la cura al figlio impose.

Cedi: timor consigliano
10le conosciute prove.

Chi puote a lui resistere,
se la sua madre il move?

Né a sagrifizio ignobile
te con tuo danno ei chiede,
15né de* suoi fidi all’ultimo

le spoglie tue concede.

Taccio o ’1 dirò? Giustizia
per poco al ver si faccia:
difficile modestia
20non se n’offenda e taccia.

Enea, l’eroe magnanimo
ai sommi dii si caro,
anch’egli osò fra gli uomini
e pio vantarsi e chiaro.