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XIII

IN MORTE DELLA MARCHESA MATILDE HERCOLANI
DI BOLOGNA.

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O ragion, che a l’oscura
vita cinta di tenebre
sola la via sicura
additi, e sola in placida
calma ritorni gli agitati cor;

deh, co* tuoi dogmi or vieni,
e al saggio Hercolan giovine
spira pensier sereni,
e sulle piume vedove
reca il sonno a dar tregua al suo dolor.

Ei, se da l’oriente
sorge l’aurora vigile,
nunzia del di nascente,
o se da l’onde atlantiche
sorge la crocea luce ultima al di,

ei l’insanabil cura
non senza eterne lacrime,
ei l’alta sua sventura
ricorda, e nel sen intimo
duolsi al dardo onde sorte empia il feri.

Qual per lui requie o pace?
Spenta sul flebil talamo,
gelò d’amor la face;
spenta sul labbro esanime,
il puro bacio d’Imeneo gelò.

Perirono gli affetti
alterni e i desir mutui.
Da si puri diletti,
quai disperati gemiti,
quai Fortuna crudel lutti destò!