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170 carlo castone rezzonico della torre


     25Sdegnasi il glauco nume,
e l’aggiogate pistrici percote;
sbuffan dall’ampie nari equoree spume;
gorgoglia il mar sotto le curve rote.
Le finlandiche rupi echeggian alto,
30cozzano i venti, s’accavalla il fiotto:
l’uno e l’altro naviglio al doppio assalto
cede, e sen va pel mar disperso e rotto.

     Il dí tre volte muore,
e cinque volte ritentar la sorte
35del dubbio marte le tonanti prore,
cui sta presente inevitabil morte.
Fra i venti e il fuoco la virtú non langue
del fero Carlo; ed alla patria avaro
ed al fratel non è del regio sangue,
40e ne tinge pugnando il flutto amaro.

     Pur fra mediche fasce
avvolger nega le ferite membra,
ed, obliando le crudeli ambasce,
o vincere o morir solo rimembra.
45Cessa, intrepido eroe; dal crin sudato
togli l’orror del minaccioso elmetto:
schiude un nuovo di cose ordine il fato:
ne freme invan la nequitosa Aletto.

     Alfin, dove avvolgendo
50l’onde in se stesso vorticose e torbe,
l’iperboreo oceán portento orrendo!
s’avvalla e i legni in vorago atra assorbe,
svelle dal crine i ceruli colubri
la furia, e degli unghion fattasi force
55lacera i panni d’uman sangue rubri,
e piomba in mar, che qual palèo la torce.