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134 carlo castone rezzonico della torre

(misto il vero col falso) all’alma idee,
135che in sé ritien la ricordevol fibra;
ma il vago umor, che la nutrica e stende,
appena impressi i lievi solchi adegua,
come, aspreggiata dal batter di remo,
si ricompone in un istante al riso
140la glauca faccia del tranquillo mare.
Quinci a noi di que’ primi anni sol resta
una confusa rimembranza; e l’uomo,
che poi superbamente erra col vasto
pensier del mondo sul dedaleo aspetto,
145ed osa, armato di seste e di cifre,
assalir nel geloso antro Natura,
dirti non sa quando ragion, da bruto
lui distinguendo, gli facesse in fronte
albeggiar de’ suoi raggi il primo lume,
150la stupida d’error nebbia vincendo,
che piú che a’ bruti stagion lunga intorno
a noi s’appasta. In insensibil guisa
per armonici gradi il vital sugo,
disviticchiando del sensorio i fili,
155il pian viscoso ne distende, e l’alma,
che per mezzo di quel sente e ragiona,
vien lentamente di seguirne astretta
il tacito sviluppo, ond’ella arriva,
né il come sa, di sue potenze all’uso.
     160Come se densa l’orizzonte occúpi
nugola, allor che la volubii terra
dall’ombre emerge della propria notte,
non ponno in fondo alla tessuta in rete
membrana delle facili pupille
165pinger del sol la gialleggiante rota
i rai, che assorbe il cupo aere e disvia,
sicché in languide tinte il volto appena
segnano di Natura. Alfin si scioglie
repente il nembo sul meriggio, e tutti