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i - poemetti 123

al notturno favor di doppia lente
200vagò pel ciel l’astronoma pupilla.
Quattro pianeti, all’etá prisca ignoti,
seguon di Giove imperioso i passi,
a lui rotando intorno. Alfin la pigra
del gelato Saturno oscura mole
205vien con cinque seguaci al largo anello,
che la circonda, alteramente in mezzo.
Qui d’un tenace meditar mi lascio
in preda tutto, e, dell’aperta palma
letto facendo alla pensosa fronte,
210l’ellittico girar de’ sette globi
ammirando contemplo. A tutti in mezzo,
d’un maestoso riposar contento
il sol risiede qual monarca, e spande
con potente vibrar di sue minute
215parti agitate da gagliardo moto,
onde immobile altrui volge se stesso,
su’ vassalli pianeti a’ rivi, a’ fiumi
la rosea luce ed il calor. Ma quale
di non sognate qualitá tesoro
220schiudemi il padre di color che sanno?
Io certo, io vidi balenar di rai
questa al dotto silenzio amica valle,
e scender d’alto maestosamente
lungo la riga d’or l’alma britanna.
225Mille sovra l’occhiute ali d’intorno
erravano al gran padre aerei silfi,
di trattar vaghi la volubil sesta
e l’angoloso prisma e, de’ segreti
spiatrice del ciel, l’ottica canna.
230Fida compagna da’ prim’anni al fianco
Geometria gli stava, e l’accigliato
calcolo instrutto di possenti cifre,
superbo domator dell’infinito.
Sotto al suo piede il gemin’arco avea