![]() |
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. | ![]() |
36 | I LIRICI GRECI |

Accanto ai ritmi trocaici si sviluppano ben presto i giambici, che da quelli differiscono perché avanti alla prima percussione presentano un momento ritmico in levare.
Si deve però intender bene che la differenza tra le due famiglie di ritmi non consiste solamente nella maggiore intensità che, per effetto dell’abbrivo impresso dal primo momento in levare, acquista la prima battuta. L’effetto di quel primo momento si propaga per tutta la serie, perché ciascuno dei momenti dispari, per simpatica attrazione del primo, acquista carattere quasi di sillaba in levare, precipitante via via sul rispettivo momento pari. Sicché, in tutta la serie giambica permane un carattere di vibrazione e di concitazione, mentre una serie trocaica serba carattere di rapida ma serena agilità. E da questo carattere dipende il fatto che i metri giambici sono fin da principio adoperati per la satira, e poi trionfano nel dialogo drammatico, sede per eccellenza della concitazione e della passione.
Una delle prime serie giambiche sarà stata la tetrapodia (dimetro). Nei simposii, al principio delle libagioni, alcuni domandavano: «Chi è qui presente?». E altri rispondevano: «Molti, e brava gente» (Scol. Arist. Pace, 968). E domanda e risposta formavano appunto un dimetro giambico. Eccolo, nella realizzazione fonica:

E le fanciulle di Beozia, quando si recavano ad Atene, cantarellavano in coro (Plut., Quest. greche, 35): «Andiamo ad Atene».