Così l’alma schiudea quell’afflitto;
Così, largo di doni e di pianto,
Col rimorso egli sconta il delitto,
Il delitto che mai nol macchiò. —
Piange anch’essa la Greca, e di tanto
Il penar del pietoso l’accora,
Che le par mal venuta quell’ora 96In cui mesta i suoi casi narrò.
Ella tace, e col guardo prudente,
Vedi! il guardo ella cerca allo sposo.
Vedi come n’esplora la mente!
Come in volto il travaglio le appar!
Chi sa mai se dell’uom generoso
Fien disdetti i soccorsi od accolti? —
Ma una voce prorompe; — s’ascolti; 104È il ramingo che sorge a parlar:
«Tienti i doni, e li serba pe’ guai
Che la colpa al tuo popol matura.
Là, nel dì del dolor, troverai
Chi vigliacco ti chiegga pietà.
Ma v’è un duolo, ma v’è una sciagura
Che fa altero qual uom ne sia côlto:
E il son io: — nè chi tutto m’ha tolto 112Quest’orgoglio rapirmi potrà.
Tienti il pianto; nol voglio da un ciglio
Che ribrezzo invincibil m’inspira: —
Tu se’ un giusto: — o che importa? sei figlio
D’uaa terra esecranda per me. —
Maladetta! dovunque sospira
Gente ignuda, gente esule o schiava,
Ivi un grido bestemmia la prava 120Che il mercato impudente ne fe’.
Mentre ostenta che il Negro si assolva,
In Europa ella insulta a’ fratelli;
E qual prema, qual popol dissolva,
Sta librando con empio saver. —