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24Non piango io no della mia bella aurora
     Non piango no le rose fuggitive,
     Di cui m’ornava Amore, in pria che l’ora
     Fatal giù mi cacciasse all’atre rive.
     Quanto amara a me fosti o morte allora!
     Quante versai per te lagrime vive!
     Fui Sposa, e Madre, e or piango nell’Eliso
     Il Marito, e il Figliol da me diviso.

25Crudel per troppo amor meco son io;
     Temo veder chi più veder vorrei;
     Ah! viva egli, e si serbi al figliol mio,
     E fien paghi abbastanza i voti miei.
     Torre o Parca una vita a te desìo,
     Su la di cui metà donna già sei,
     Che ne fu pur tenera parte questa,
     Che hai già rapita; e in tuo poter si resta.

26Mentr’ella co’ lamenti que’ funesti
     Luoghi muove a pietade, e piange, e geme.
     Rinvien l’Eroe: e in Lei volgendo i mesti
     Guardi la Parca, in un sospira, e freme.
     Qual nuova Alceste tu a salvar giungesti
     Uno Sposo già tratto all’ore estreme;
     Già un grido alzi di gioja, e già più liete
     Ora le sponde ti si fan di Lete.