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Mira deh quanti nuotano
     Legni sull’acque infranti,
     Che il duro esizio additano
     16Di troppo incauti amanti

Ma s’or m’odi festevole
     Mandar voci gioconde
     A te, Signor, che intrepido
     20Prendi a solcar quell’onde,

Del tuo cammin propizio
     Troppo io son certa, a’ miei
     Carmi gli augurj arridono
     24Più dilettosi e bei.

Colei che vivo incendio
     Seppe destarti in petto,
     Colei cui d’aureo laccio
     28T’ha Imene avvinto e stretto,

Dolce ti affida, il tenero
     Parla suo guardo, e dice:
     Quanto nel tuo vïaggio
     32Esser tu dei felice.