Pagina:Poesie della contessa Paolina Secco-Suardo Grismondi tra le pastorelle arcadi Lesbia Cidonia, 1820.djvu/139


127

     Le accende a l’ira, e lor gode esser duce.
     70Sciolgono allora a’ cenni tubi dal porto
     Cento spalmate navi, e le furenti
     Procelle disprezzando e i neri flutti,
     Imperan minacciose all’Oceano;
     E ovunque drizzan le velate antenne
     75Le segue amica la Vittoria a volo.
     Ma non convien di pastorella al canto
     Tuoi fasti rammentar, o Tu esser voglia
     Nume di pace, o Pallade guerriera.
     Felici que’ che ponno in sulla incude
     80Febea temprar bei carmi armonïosi
     Che di Te sieno degni, e a Te gli studj
     Tutti sacrar, tutti sacrare i giorni!
     Io qui sul margo del mio patrio fiume,
     Se Tu noi prendi, o Augusta Donna, a sdegno,
     85Di bianchi marmi innalzerotti un’Ara,
     Cui faccian grata insieme ombra e corona
     Idalj mirti, e verdeggianti allori;
     Che alla corteccia intorno il tuo gran Nome
     Portando inciso cresceranno alteri.
     90A questa innanzi de’ più eletti fiori
     Serti offrirò; poi le ineguali canne
     Svegliando, invece di cantar tue laudi,
     Cui mal si accorderìa silvestre avena,
     Andrò agli Dei mettendo ardenti prieghi,