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816 odi barbare


Io non Dio chieggovi, steli marmorei,
arcate aeree: tremo, ma vigile
al suon d’un cognito passo che piccolo
i solenni echi suscita.16

È Lidia, e volgesi: lente nel volgersi
le chiome lucide mi si disegnano,
e amore e il pallido viso fuggevoli
tra il nero velo arridono.20

Anch’ei, tra ’l dubbio giorno d’un gotico
tempio avvolgendosi, l’Alighier, trepido
cercò l’imagine di Dio nel gemmeo
pallore d’una femina.24

Sott’esso il candido vel, de la vergine
la fronte limpida fulgea ne l’estasi,
mentre fra nuvoli d’incenso fervide
le litanie saliano;28

salian co’ murmuri molli, co’ fremiti
lieti saliano d’un vol di tortore,
e poi con l’ululo di turbe misere
che al ciel le braccia tendono.32

Mandava l’organo pe’ cupi spazii
sospiri e strepiti: da l’arche candide
parea che l’anime de’ consanguinei
sotterra rispondessero.36