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Ad Una Morta




Io raccolsi, l’estremo anelito del tuo cuore, e ti chiusi i lumi, omai vitrei, nel sonno del sepolcro, e ti racconciai la chioma ambro-filata, che giù giù ti cadeva a cerfuglioni con la venustà della morte, ch’è mistico veicolo di venustà immortale.

Dappoi, ornata della verginale tua vesta, ti deposi nella bara, coronata di semprevivi e di viole; e, le mani al sen conserte e pertinacemente socchiusa la pupilla, sembravi, pur nella salma, anela di Dio; — il tuo era il riposo delle vergini benedette.

In fine, cominciò l’uffizio pietoso del seppellitore...