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EUREKA 6o prodigio alla diretta e continua azione di Dio — che in questo caso, si diceva, aveva trovato necessario d’interporre, specialmente tra le sue leggi generali, una serie di_ regolamenti sussidiari, collo scopo di nascondere agli occhi dei mortali le glorie e gli orrori forse dell'altra parte della Luna — di quel misterioso emisfero che è sempre sfuggito e sfuggirà perpetuamente al rigoroso esame telescopico del genere umano II progresso della Scienza, tuttavia, dimostrò tosto — ciò che per l’istinto filosofico non aveva bisogno di dimostrazione — cioè, che uno dei due movimenti non è che una parte — qualche cosa di più giusto che una conseguenza — dell’altro. Per mia parte mi sento irritato davanti a fantasie allo stesso tempo cosi timorose, oziose e sciocche. Esse appartengono alla vera codardia del pensiero. Che la Natura e il Dio della Natura siano distinti, nessun essere pensante può per lungo tempo dubitarne. Per Natura noi comprendiamo semplicemente le leggi di Dio. Ma con la vera idea di Dio onnipotente, onnisciente noi concepiamo anche l’idea del- Vinfallibilità delle sue leggi. Con Lui non vi è nè Passato nè Futuro — con Lui tutto è Presente — dunque non lo insultiamo noi forse supponendo che le sue leggi siano ideate in modo da non provvedere ad ogni possibile contingenza? o più tosto, che idea possiamo noi avere di una contingenza possibile qualunque, eccettuato ch’essa sia allo stesso tempo un risultato ed una manifestazione delle sue leggi? Colui che, spogliandosi dei pregiudizi, avrà il raro coraggio di pensare assolutamente per se stesso, non può mancare di arrivare in fine alla condensazione di tutte le Leggi in una Legge sola — non può mancare di arrivare a questa conclusione che ogni Ugge di Natura dipende in tutti i punii da tutte le olire leggi, e che tutte non sono che conseguenze di un esercizio primitivo della Volontà Divina. Tale è il principio della Cosmogonia, che con tutta la necessaria deferenza io oso suggerire qui e sostenere A questo scopo si vedrà che, escludendo come frivola ed anche come empia l’idea che la forza tangenziale sia stata impartita ai pianeti direttamente dal « dito di Dio », io considero questa fòrza come nascente dalla rotazione delle stelle — considero questg rotazione come causata dalla corsa precipitosa dei primitivi atomi verso i loro rispettivi centri di aggregazione — considero questa corsa precipitosa come la conseguenza della legge di Gravità — questa legge come l’unico modo per cui si deve necessariamente manifestare la tendenza degli atomi a ritornare nella imparticolarità — questa tendenza a ritornare come l’unica reazione inevitabile del primo Atto e il più sublime di tutti — quell'atto per cui un Dio esistente di per sè ed esistente solo, diveniva, nello stesso tempo e per forza della sua volontà, tutti