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EUREKA 42 lo percepisco. L'Eguaglianza della diffusione, prima dedotta a priori e poi corroborata dall’ispezione dei fenomeni, è pure una verità io lo ammetto perfettamente. Fino ad ora tutto c chiaro intorno a me : — non vi sono nubi dietro cui il segreto — il grande segreto del modus operandi della gravitazione — possa stare nascosto ; — ma questo è, senza dubbio, qui intorno ; — e se vi fosse una sola nube in vista io sarei spinto a sospettare di quella nube. » Ed ora, appunto mentre dico questo, ecco che appare una nube. Essa e l’apparente impossibilità di conciliare 'a mia verità, irradiazione, coll’altra mia verità, eguaglianza di diffusione. Io dico ora : — « Dietro questa impossibilità apparente si deve trovare ciò che io desidero. » Io non dico « reale impossibilità » perchè una fede invincibile nelle mie verità mi assicura che non è, dopo tutto, che una semplice difficoltà; ma io giungo perfino a dire, con irremovibile confidenza, che, quando questa difficoltà sarà sciolta, noi troveremo involta nel processo di soluzione la chiave del segreto che noi cerchiamo. Inoltre — io sento che noi non scopriremo che una sola soluzione possibile della difficoltà ; e ciò per la ragione che, se ve ne fossero due, una sarebbe superflua — infeconda — vuota — non conterrebbe nessuna chiave — giacché, per scoprire un segreto della Natura, non sono necessarie due chiavi. Ed ora vediamo : — Le nostre nozioni ordinarie tutte le nostre distinte nozioni dell’ irradiazione — sono, in fatto, tratte puramente dal processo esemplificato dal fenomeno della Luce. Qui vi è una continua effusione di correnti luminose, e con una forza che noi non abbiamo nessun diritto, almeno, di supporre variabile. Ora, in qualsiasi irradiazione di questa natura — continua e di una forza invariabile — le regioni più vicine al centro devono inevi- iabilmenie essere sempre più riempite dalla materia irradiata che le regioni più lontane. Ma io non ho supposto alcuna irradiazione di questa natura. Io non ho supposto alcuna irradiazione continua; e per la semplice ragione che una tale ipotesi avrebbe implicalo : primo, la necessità di accettare una concezione che io ho dimostrato inaccettabile e che è confutata (come spiegherò meglio più innanzi) da tutte le osservazioni del firmamento — la concezione, cioè, dell’assoluta infinità dell’ Universo siderale — avrebbe implicato, secondariamente, l'impossibilità di capire una reazione — cioè la gravitazione —• in quanto ora esiste — poiché nessuna reazione può naturalmente aver luogo mentre continua un’azione. La mia ipotesi, dunque, o più tosto la mia inevitabile deduzione derivata dalle giuste premesse, — era quella di una irradiazione determinata — insomma di una irradiazione discontinua. Ora lasciatemi descrivere l’unica maniera possibile di