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ricordia di sorta. Tutti gli sforzi di generalizzazione furono accolti dalle parole: «teoretico», «teoria», «teoristi» — ogni pensiero in breve fu accolto come un affronto personale fatto a loro stessi. Coltivando le scienze naturali, esclusa la Metafisica, la Matematica e la Logica, molti di questi filosofi seguaci di Bacon — colla loro idea unica ed il loro partito unico e, per così dire, la loro gamba unica — erano più disgraziatamente deboli, più miserabilmente ignoranti, riguardo a tutti gli objetti comprensibili del sapere, del più ignorante villano che almeno prova che sa qualche cosa ammettendo che non sa assolutamente nulla.

«Nè ebbero i nostri primi padri maggior diritto di parlare di certezza quando seguirono, con cicca confidenza, il sentiero a priori degli assiomi dell’Ariete. In moltissimi punti il sentiero era tanto diritto quanto il corno di un ariete. La semplice verità è che gli Aristotelici erigevano il loro castello su di una base molto meno solida dell’aria; perchè mai nessuna di quelle cose che si chiamano assiomi esislel/ero e non potranno esistere giammai. Essi devono essere stati veramente molto ciechi a non vedere ciò o almeno a non sospettarlo, perchè, anche ai loro giorni, molti dei loro assiomi, da lungo tempo ammessi, sono stati abbandonati, come ad esempio: «ex nihilo nihil fit» e ancora: «una cosa non può esistere dove non è» e, «non vi possono essere antipodi», e, «l’oscurità non può derivare dalla luce». Queste e numerose proposizioni simili, anticamente accettate senza esitazioni come assiomi o verità innegabili, si trovarono affatto insostenibili anche nel periodo di cui io parlo: quale assurdità in questa gente, dunque, di persistere nel fare assegnamento su di una base che dicevano immutabile e la cui immutabilità invece si era così ripetutamente manifestata!

«Ma appunto per mezzo della testimonianza data contro sè stessi, è facile convincere questi ragionatori dell’a priori, delle loro maggiori irragionevolezze — è facile dimostrare la futilità — l’impalpabilità dei loro assiomi in generale, lo ho ora qui davanti a me» — si osservi che noi continuiamo ancora colla lettera — «ho ora qui davanti a me un libro stampato circa mille anni fa. Pundit mi assicura che è decisamente il più competente lavoro antico sull’argomento della «Logica». L’autore, che era molto stimato ai suoi giorni, era un certo Millernota o Mill del quale si ricorda come un punto di grande importanza che egli cavalcava un cavallo da mulino che chiamava Geremia Bentham; — ma diamo un’occhiata al volume stesso.

«Ah! —«La capacità o l’incapacità di concepire», dice 1

  1. Miller = Mugnajo.                                                            (Nota del Trad.)}}