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12 CANTI POPOLARI


il popolo presto lo impara senza menarne scalpore: e se qualche circostanza ricordata in quello non gliene fa conoscere la recente fattura, ei lo mette nell’archivio degli antichi., e non ne parla dell’altro. Ma col ripeterlo, col cantarlo, col passarlo di bocca in bocca, da questo a quel paese, dalla montagna alla marina, dal campo al mercato, rispettandone il contenuto, ne va leggermente ritoccando la forma, che qualche volta piglia colori locali. E che cosa sono le varianti se non questi leggieri ritocchi? Ad un canto d’amore si levi una parola, un’altra se ne sostituisca: esso diventerà un canto di odio; agli ultimi due versi della canzone messinese:

  Guarda, Palermu, ch’ ha fattu Missina!
Fici ’na citatedda a menzu mari,
E nesci un pugnu d’oru la matina
’Ntra. mastri muratura e manuali;
E tu, Palermu, cu li to’ giardina,
Cu ll’acqui frischi e li donni galanti?
Quantu vali lu portu di Missina,
Non va Palermu, livannu li santi;

facciasi prender luogo da questi altri comuni in Pa lermo:

Cu tuttu ca Missina havi lu portu,
Pri la bedda Palermu è sempri ortu:

e se ne avrà un intendimento ben diverso dal primo, cangiando da bocca messinese in bocca palermitana.

Invece, se d’altro genere è il novello canto, allora “in pochi giorni si espande, viene ripetuto in ogni dove e da tutti; passa inteso, e non visto, monti, fiumi, con-