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PREFAZIONE XI

delle plebi italiane; la seconda, per la massima parte si diffuse col mezzo di collezioni manoscritte o a stampa„. Nato in Sicilia, “il canto è divenuto essenzialmente italiano e comune, sebbene per diventar tale abbia dovuto cessare di esprimersi nel volgare dell’Isola„. Il canto spontaneo “si è continuamente congiunto, mescolato, intersecato colla poesia artistica e studiata; e i poeti culti, dal canto loro, più d’una volta si sono posti ad imitare la maniera poetica dei volghi. Le due forme fino dai tempi più antichi sono come due fiumi, che procedono paralleli, e spesso confondono le loro acque, per poi separarsi di nuovo: ma all’uno riman sempre qualche cosa del sapore e del colore dell’altro„.

Questo io credo; ma credo altresì che la identità di canti popolari pubblicati e di poesie letterarie, e le somiglianze degli uni alle altre si possa di molto ridurre il giorno in cui ripresa da mano esperta la Raccolta amplissima di canti popolari siciliani1, si vorrà studiare con critica illuminata e coscenziosa. Si vedrà allora il gran danno derivato ai nostri studî da quella compilazione, diretta dal Raccoglitore ed eseguita da persone prive della coltura necessaria a comprenderne la natura ed importanza. Si vedrà che, come alcuni canti furono creati dal Raccoglitore medesimo, e molti altri vennero composti da amici suoi di facile vena, ai quali egli si affidò2; così altri mol-

  1. Catania, Stabilimento tipografico di C. Galatola 1870 [-1874].
  2. Valga per tutti il Capuana, il quale fornì di suo ventotto tra