Pagina:Pisacane - Saggio sulla rivoluzione.djvu/262


— 246 —

gresso compiuto nell’ordine del pensiero, ma determina insieme la legge del progresso da compiersi nell’ordine dell’azione. All’incontro, la formola di Mazzini non significa nè il progresso compiuto, nè quello da compirsi; nè la verità d’un principio, nè la legge d’un fatto; e l’ingegno il più acuto ed analitico del mondo non arriverà giammai a scoprire in quelle due voci la costituzione di uno strumento, di un mezzo, di un modo quale che sia di progresso.

Ben ve lo scorge Mazzini, lo so; ma ve lo scorge mediante un commento, che dà ai due termini un senso tutto suo proprio. Egli continua infatti: «Una formola filosofica-politica, per aver dritto e potenza d’avviar normalmente i lavori umani, deve racchiudere due sommi termini: la sorgente e la sanzione morale del progresso; la legge e l’interprete della legge».

Questa nozione della formola politica, a mio avviso, è falsa. Una formola scientifica non è altro che l’espressione chiara e concisa, e quasi la riduzione ai minimi termini di una legge. Ora che cosa sono, nel linguaggio filosofico, le leggi? Sono i rapporti naturali e necessari degli esseri. Ma per determinare questi rapporti non fa d’uopo di assegnare la sorgente; e nessuna legge fisica, matematica, metafìsica e morale si fa dipendere in alcuna guisa dal concetto della sua causa. Dunque il primo termine, che Mazzini prescrive alla formola, non le appartiene.

E non le appartiene neppure il secondo, che è, giusta la sua dottrina, la sanzione o l’interpretazione della legge. In primo luogo perchè la sanzione d’una legge non ha che fare con la sua interpretazione: identificare l’una con l’altra, è distruggerle entrambe. In secondo luogo, perchè la formola d’una legge è affatto diversa ed indipendente dalla sua interpretazione e dalla sua sanzione; le sono quistioni d’ordine e di