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I principii da noi espressi nel terzo capitolo di questo saggio, resi di pubblica ragione sino dai primi istanti della rivoluzione, verranno presentati, in ogni comune, all’accettazione del popolo; che riconoscendoli come base del nuovo patto sociale, dichiarerà reo di lesa nazione chiunque attenterà di violarli. Se un tale decreto verrà bandito dal popolo, la rivoluzione da quell’istante sarà assicurata, la libertà e la grandezza d’Italia indubitata. Se poi uno solo di questi principii è rigettato, o ristretto, la rivoluzione non si compirà, verrà conseguito qualche cangiamento di forme, ed il popolo s’incamminerà, meritamente, in un nuovo corso di miserie, di dolori e di vizi.

Ridonata al popolo la sua piena libertà, creato il movente delle sue imprese, determinato il fine da conseguirsi, stabiliti i limiti dell’autorità, le guarentigie ed i diritti del popolo, la rivoluzione, senza tema d’essere fuorviata, potrà procedere nel suo corso, e poche e semplicissime provvidenze basteranno ad assicurare il suo progresso energico ed ordinato.

1.° Tutti i cittadini, qualunque ne sia il sesso, l’età, pongono sè medesimi e le loro sostanze a disposizione della patria, finchè non siasi ottenuto la prima vittoria sui nemici di essa.

2.° Ogni comune verrà amministrato da un consiglio comunale formato da un numero di consiglieri stabilito dai cittadini medesimi. I consiglieri verranno eletti a suffragio universale, e saranno revocabili dagli elettori e soggetti al loro sindacato. Il consiglio, affinchè i comandamenti del popolo siano mandati ad effetto con la massima energia possibile, trasmetterà il proprio mandato ad un individuo che eleggerà nel suo seno, riserbandosi in ogni tempo, il diritto di revoca, e di sindacato.