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aspirazioni, ch’esso non può capire! E forse più di tutti lo stancano quei pochi che montano su la carrozzella con la voglia di divertirsi, e non sanno dove nè come. Povero cavalluccio, la testa gli s’abbassa di mano in mano, e non la rialza più, neanche se tu lo frusti a sangue, vetturino!

— Ecco, a destra... volta a destra! —

La Kosmograph è qua, in questa traversa remota, fuor di porta.


§ 2.


Affossata, polverosa, appena tracciata in principio, ha l’aria e la mala grazia di chi, aspettandosi di star tranquillo, si veda, al contrario, seccato di continuo.

Ma se non ha diritto a qualche fresco cespuglietto d’erba, a tutti quei fili di suono sottili vaganti, con cui il silenzio nelle solitudini tesse la pace, al quacquà di qualche raganella quando piove e le pozze d’acqua piovana rispecchiano nella notte rasserenata le stelle; insomma a tutte le delizie della natura aperta e deserta, una strada di campagna, parecchi chilometri fuor di porta, non so chi l’abbia, veramente.

Invece: automobili, carrozze, carri, biciclette, e tutto il giorno un trànsito ininterrotto d’attori, d’operatori, di macchinisti, d’operaj, di comparse, di fattorini, e frastuono di martelli, di seghe, di pialle, e polverone e puzzo di benzina.

Gli edificii, alti e bassi, della grande Casa cinematografica si levano in fondo alla strada, da una parte e dall’altra; ne sorgono alcuni più là,