Pagina:Pirandello - Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, 1925.djvu/64


non sapesse farsi valere su le donne, chè timido non era affatto, ma perchè istintivamente rifuggiva da ogni distrazione volgare.

Per spiegarci il suo suicidio, senz’alcun dubbio dipeso in gran parte dalla Nestoroff, dobbiamo supporre ch’ella, non curata, non ajutata e irritatissima, per potersi vendicare, dovette con le arti più fini e più accorte far sì che il suo corpo a mano a mano davanti a lui cominciasse a vivere, non per la delizia degli occhi soltanto; e che, quando lo vide come tant’altri vinto e schiavo, gli vietò, per meglio assaporare la vendetta, che da lei prendesse altra gioja, che non fosse quella di cui finora s’era contentato, come unica ambita, perchè unica degna di lui.

Dico dobbiamo supporre questo, ma a volere esser maligni. La Nestoroff potrebbe dire, e forse dice, ch’ella non fece nulla per alterare quella relazione di pura amicizia, che s’era stabilita tra lei e il Mirelli; tanto vero che, quand’egli, non più pago di quella pura amicizia, più che mai corrivo per le severe repulse da lei opposte, pur d’ottenere l’intento, le si profferse marito, ella lottò a lungo — e questo è vero; io l’ho saputo — per dissuaderlo, e volle partire da Capri, sparire; e alla fine non si arrese, se non per la violenta disperazione di lui.

Ma è vero che, a volere esser maligni, si può anche pensare, che tanto le repulse, quanto la lotta e la minaccia e il tentativo di partire, di sparire, forse furono tante arti ben meditate e attuate per ridurre alla disperazione quel giovine, dopo averlo sedotto, e ottenerne tante e tante cose,