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compresi ch’egli, nel tumulto di tanta vita che gli ferveva dentro, non aveva nè modo nè tempo di pensare a’ suoi dolori.

E nonna Rosa? Nonna Rosa stava bene... sì, benino... come poteva, povera vecchietta, dopo quella morte. Due spighe di rizòmolo, adesso, da riempir di gelsomini, ogni mattina, una per il morto recente, l’altra per il morto lontano.

E Duccella, Duccella?

Ah come risero gli occhi del fratello alla mia domanda!

— Vermiglia! vermiglia! —

E mi disse che già da un anno era fidanzata al baronello Aldo Nuti. Le nozze si sarebbero dovute celebrare tra poco; erano state rimandate per la morte di nonno Carlo.

Ma non si mostrò lieto di quelle nozze; mi disse anzi che Aldo Nuti non gli pareva un compagno adatto per Duccella; e, agitando in aria le dita delle due mani, uscì in quell’esclamazione di nausea, che soleva usare quand’io m’affannavo a fargli capire le regole e le partizioni della seconda declinazione greca:

— Complicato! complicato! complicato! —

Non era più possibile tenerlo fermo, dopo questa esclamazione. E come scappava allora dal tavolino da studio, mi scappò davanti quella volta. Lo perdetti di vista per più d’un anno. Seppi da’ suoi compagni d’arte, che se n’era andato a Capri, a dipingere.

Trovò lì Varia Nestoroff.