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dergli quella faccia pallida smarrita, tutti scoppiarono a ridere forte, a ridere forte di lui, irrefrenabilmente. La tensione angosciosa si scioglieva così, in quest’enorme risata di sollievo, alle spalle del provocatore. Esclamazioni di dileggio scattavano qua e là, come zampilli in mezzo al fragore della risata: — Ci ha fatto questa bella figura! — Preso in trappola! — Sorcetto! —

Avrebbe fatto meglio il Nuti a mettersi a ridere anche lui con gli altri; ma, infelicissimamente, volle sostenersi in quella parte ridicola, cercando con gli occhi qualcuno a cui afferrarsi per tenersi ancora a galla in mezzo a quella tempesta d’ilarità, e balbettava:

— Dunque... dunque, accettato?... Farò io... Accettato! —

Ma anch’io, quantunque mi facesse pena, distolsi subito lo sguardo da lui per volgermi a guardare la Nestoroff che aveva negli occhi dilatati un riso di luce malvagio.


§ 2.


Preso in trappola. Ecco tutto. Ha voluto questo e nient’altro la Nestoroff — che nella gabbia c’entrasse lui.

Per qual fine? Mi sembra facile intenderlo, dal modo con cui ha disposto le cose: che cioè tutti, prima, disprezzando Carlo Ferro ch’ella aveva persuaso o costretto ad allontanarsi, dicessero che nessun rischio si correva a entrare in quella gabbia, così che più ridicola poi, da parte del Nuti, apparisse la bravata d’entrarci, e dalle risa con cui