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flosciarsi e i passi rallentarsi man mano che il fascino più da vicino operava. Unico segno, che qualche agitazione doveva pur essere in lei, questo: che si mise a parlargli in francese.

Nessuno di noi guardò laggiù, dove Aldo Nuti era rimasto solo, piantato tra gli alberi. Ma a un tratto m’accorsi che una tra noi, lei, la signorina Luisetta, guardava là, guardava lui, e non aveva forse guardato altro, come se per lei il terrore fosse là e non in quei due a cui noi altri guardavamo, sospesi e sgomenti.

Ma non fu nulla, per il momento. A rompere la tempesta, facendo molto strepito, piombò su lo spiazzo, proprio in tempo, come un tuono provvidenziale, il commendator Borgalli insieme con parecchi soci della Casa e impiegati addetti all’amministrazione. Furono investiti il Bertini e il Polacco, ch’eran con noi; ma le fiere riprensioni del direttore generale si riferivano anche agli altri due direttori artistici assenti. — I lavori andavano a rilento! Nessun criterio direttivo; una gran confusione; babilonia, babilonia! Quindici, venti soggetti lasciati in asso: le compagnie sbandate qua e là, mentre già da un pezzo s’era detto che tutte dovevano trovarsi raccolte e pronte per il film della tigre, per cui migliaja e migliaja di lire erano state spese! Chi in montagna, chi al mare; una cuccagna! Perchè tenere ancora lì quella tigre? Mancava ancora tutta la parte dell’attore che doveva ucciderla? E dov’era quest’attore? Ah, arrivato adesso? E come? dov’era stato?

Attori, comparse, attrezzisti, una folla era sbucata fuori da ogni parte alle grida del commen-