Pagina:Pirandello - Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, 1925.djvu/231

Solo quel cancello un po’ più alto, quei due pilastri un po’ più alti, in luogo dei pilastrini d’un tempo, da uno dei quali nonno Carlo aveva fatto strappare la targhetta di marmo col suo nome.

Ma poteva quel cancello nuovo aver mutato così tutta l’aria della villetta antica?

Riconoscevo ch’era quella, e mi pareva impossibile che fosse; riconoscevo ch’era rimasta tal quale, e perchè dunque mi sembrava un’altra?

Che tristezza! Il ricordo che cerca di rifarsi vita e non si ritrova più nei luoghi che sembrano cangiati, che sembrano altri, perchè il sentimento è cangiato, il sentimento è un altro. Eppure credevo d’essere accorso a quella villetta col mio sentimento d’allora, col mio cuore d’un tempo!

Ecco. Sapendo bene che i luoghi non hanno altra vita, altra realtà fuori di quella che noi diamo a loro, io mi vedevo costretto a riconoscere con sgomento, con accoramento infinito: — Come sono cangiato! — La realtà ora è questa. Un’altra.

Sonai il campanello. Un altro suono. Ma ormai non sapevo più se dipendesse da me o perchè il campanello era un altro. Che tristezza!

Si presentò un vecchio giardiniere, senza giacca, le maniche rimboccate fino al gomito, con l’annaffiatojo in mano e in capo un cappelluccio senza falde, calcato sul cocuzzolo come uno zucchetto da prete.

— Donna Rosa Mirelli?

— Chi?

— È morta?

— Ma chi dite?

— Donna Rosa...

— Ah, se è morta? E chi lo sa?