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La guardai negli occhi, più costernato che curioso:

— Per me? E che cosa? —

Alzò le spalle; sorrise con pena.

— Dico, forse... Qualche cosa. Vedrete.

— Io la ringrazio, — soggiunsi. — Ma non vedo proprio che cosa ella possa fare per me. Ho chiesto sempre così poco alla vita, e meno che mai intendo di chiederle ora. Non le chiedo anzi, proprio, più nulla, signora. —

La salutai e andai via con l’animo sospeso da questa promessa misteriosa.

Che vorrà fare? Freddamente, come avevo supposto, ella ha fatto andar via Carlo Ferro, pur prevedendo senz’alcun timore, nè per sè nè per lui nè per gli altri, ch’egli da un momento all’altro possa piombar qui a commettere anche un delitto. E può, in questa previsione, pensar di fare qualche cosa per me? Che cosa? Come c’entro io in tutto questo tristo groviglio? Intende d’avvilupparmi in qualche modo in esso? e per che modo? Di me non ha potuto scorger altro, che l’amicizia lontana per Giorgio Mirelli e ora un sentimento vano per la signorina Luisetta. Non può prendermi nè per quell’amicizia con uno già morto, nè per questo sentimento che ora muore in me.

Eppure, chi sa? Non riesco a tranquillarmi.


§ 4.


La villetta.

Era quella? Possibile che fosse quella?

Eppure, di mutato, non c’era nulla, o ben poco.