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Non volli proferire il nome: alzai la mano versa le sei tele. La Nestoroff corrugò le ciglia, abbassò il capo. Stetti un po’ a mirarla e, deciso d’andare fino in fondo, insistetti:

— Egli parla di tradimento. Del tradimento del Mirelli, che s’uccise per la prova che lui volle fargli d’esser facile ottenere da lei (scusi) ciò che il Mirelli non aveva potuto ottenere.

— Ah, dice così? — domandò, scattando, la Nestoroff.

— Dice così, ma confessa di non avere ottenuto nulla da lei. Farnetica. Vuole aggrapparsi a lei, perchè a star così — dice — impazzirebbe. —

La Nestoroff mi guardò quasi con sgomento.

— Voi lo disprezzate? — mi domandò.

Risposi:

— Non lo pregio di certo. Può farmi sdegno; può farmi anche compassione. —

Balzò in piedi, come sospinta da un impeto irrefrenabile:

— Io sdegno, — disse, — quelli che sentono compassione. —

Risposi con calma:

— Comprendo benissimo in lei codesto sentimento.

— E mi disprezzate?

— No, signora, tutt’altro! —

Si voltò a guardarmi; sorrise con amaro dispetto:

— Mi ammirate, allora?

— Ammiro in lei, — risposi, — ciò che in altri forse provoca lo sdegno; quello sdegno, del resto, che lei stessa vuole suscitare negli altri, per non provocarne la compassione. —