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finzione, ormai non più pietosa, passato com’è il delirio; ma anzi spietata: un ricordo bruciante, che gl’inasprisce la piaga.

È impossibile far capire questo alla signorina Luisetta.

Attaccato col sangue tenace d’una vittima all’amore per due donne diverse, che lo respingono entrambe, il Nuti non può avere occhi per lei; può vedere in lei l’inganno, quella Duccella finta, che per un momento gli apparve nel delirio; ma ora il delirio è passato, quel che fu inganno pietoso è divenuto per lui ricordo crudele, tanto più, quanto più vede sussistere in lei l’ombra di quell’inganno.

E così, invece di trattenerlo, la signorina Luisetta con quest’ombra di Duccella lo caccia, lo spinge più cieco verso la Nestoroff.

Per lei, prima di tutto; poi per lui, e infine — perchè no? — anche per me, non vedo altro rimedio, che in un tentativo estremo, quasi disperato: partire per Sorrento, riapparire dopo tanti anni nella casa antica dei nonni, per ridestare in Duccella il primo ricordo del suo amore e, se è possibile, rimuoverla e far che venga lei a dar corpo a quest’ombra, che un’altra qua per conto di lei disperatamente sostiene con la sua pietà e col suo amore.


§ 2.


Un biglietto della Nestoroff, questa mattina alle otto (inatteso e misterioso invito a recarmi da lei insieme con la signorina Luisetta prima d’andare alla Kosmograph) m’ha fatto rimandare la partenza.