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che dovrebbe essere la realtà, dicevo, è un sogno. La realtà, invece, deve essere un’altra, lontanissima da questo sogno. La realtà è la follia della signora Nene. E nella realtà di questa follia — che è per forza disordine angoscioso, esasperato — ecco qua sbalzati fuor di casa, smarriti, incerti, questo pover’uomo e questa povera figliuola. Si vogliono assodare, l’uno e l’altra, in questa realtà di follia, ed eccoli, vagano da due giorni qua, l’uno accanto all’altra, muti e tristi, per le piattaforme e gli sterrati.

Cocò Polacco, a cui insieme col Nuti si rivolgono appena entrati, dice loro che non c’è niente da fare per il momento. Ma la scrittura è in corso; la paga corre. Da avventizia, per ora, perchè la signorina Luisetta s’incomoda a venire; se non posa, non manca per lei.

Ma questa mattina, finalmente, l’hanno fatta posare. Polacco l’ha affidata al suo collega direttore di scena Bongarzoni per una particina in un film a colori, di costume settecentesco.

Lavoro, di questi giorni, col Bongarzoni. Appena arrivato alla Kosmograph consegno la signorina Luisetta al padre, entro nel reparto del positivo a prender la mia macchina e spesso m’avviene di non veder più per ore e ore nè la signorina Luisetta, nè il Nuti, nè il Polacco, nè il Cavalena. Non sapevo dunque che il Polacco avesse data al Bongarzoni la signorina Luisetta per quella particina. Sono rimasto, quando me la son veduta comparire davanti come staccata da un quadretto del Watteau.

Era con la Sgrelli, che aveva finito or ora d’ac-