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fittizio, che ha senso e valore soltanto per essi, ma di cui pur essi medesimi non sanno e non possono mai contentarsi, cosicchè senza posa smaniosamente lo mutano e rimutano, come quello che, essendo da loro stessi costruito per il bisogno di spiegare e sfogare un’attività di cui non si vede nè il fine nè la ragione, accresce e complica sempre più il loro tormento, allontanandoli da quelle semplici condizioni poste da natura alla vita su la terra, alle quali soltanto i bruti sanno restar fedeli e obbedienti.

L’amico Simone Pau è convinto in buona fede di valere molto più d’un bruto, perchè il bruto non sa e si contenta di ripeter sempre le stesse operazioni.

Sono anch’io convinto ch’egli valga molto più d’un bruto, ma non per queste ragioni. Che giova all’uomo non contentarsi di ripeter sempre le stesse operazioni? Già, quelle che sono fondamentali e indispensabili alla vita, deve pur compierle e ripeterle anch’egli quotidianamente, come i bruti, se non vuol morire. Tutte le altre, mutate e rimutate di continuo smaniosamente, è assai difficile non gli si scoprano, presto o tardi, illusioni o vanità, frutto come sono di quel tal superfluo, di cui non si vede su la terra nè il fine nè la ragione. E chi ha detto al mio amico Simone Pau, che il bruto non sa? Sa quello che gli è necessario e non s’impaccia d’altro, perchè il bruto non ha in sè alcun superfluo. L’uomo che l’ha, appunto perchè l’ha, si pone il tormento di certi problemi, destinati su la terra a rimanere insolubili. Ed ecco in che consiste la sua superiorità! Forse quel tormento è segno e