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d’aver qualche bel sogno per la mente, quando poi in casa e anche per via, quanto c’è di più laido, di più brutale, di più selvaggio nella vita debba scoprirsi e saltar fuori, in quelle scenate quasi cotidiane tra i suoi genitori, ad affogarla di tristezza e d’onta e di schifo.

Di questo, sopratutto, mi pare che sia ormai profondamente compenetrata: che nel mondo, così come se lo creano e glielo creano attorno i suoi genitori col loro comico aspetto, con la grottesca ridicolaggine di quella furiosa gelosia, col disordine della loro vita, non ci può esser posto, aria e luce per la sua grazia. Come potrebbe la grazia farsi avanti, respirare, avvivarsi di un qualche tenue color gajo e arioso, in mezzo a quel ridicolo che la trattiene e la soffoca e l’oscura?

È come una farfalla fissata crudelmente con uno spillo, ancora viva. Non osa batter le ali, non solo perchè non spera di liberarsi, ma anche e più per non farsi scorgere troppo.


§ 5.


Sono capitato proprio in un terreno vulcanico. Eruzioni e terremoti senza fine. Vulcano grosso, in apparenza vestito di neve, ma dentro in perfetta ebollizione, la signora Nene. Si sapeva. Ma si è scoperto ora, inaspettatamente, e ha avuto la prima eruzione, un vulcanino, nel cui grembo il fuoco covava nascosto e minaccioso, per quanto acceso da pochi giorni soltanto.

Ha suscitato il cataclisma una visita di Polacco, questa mattina. Venuto per insistere nella sua