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Non sono lagrime buone, perchè egli non vuol sentirvi il suo dolore. Non le vuole e le sdegna. Vuol far altro che piangere, e bisognerà tenerlo d’occhio. Perchè è venuto qua? Non ha da vendicarsi di nessuno, se il tradimento l’ha fatto Giorgio Mirelli, uccidendosi e gettando il suo cadavere tra la sorella e il fidanzato. Così gli ho detto.

— Lo so, — m’ha risposto. — Ma è pur lei, questa donna, la causa di tutto! Se lei non fosse venuta a turbare la giovinezza di Giorgio, ad adescarlo, a irretirlo con certe armi che veramente solo per un inesperto possono esser perfide, non perchè non siano perfide in sè, ma perchè uno come me, come lei, subito le riconosce per quel che sono: vipere, che si rendono innocue, strappando i denti noti del veleno; ora io non mi troverei così: non mi troverei così! Ella vide subito in me il nemico, capisce? E mi volle mordere di furto. Fin da principio, io, apposta, le lasciai credere che le sarebbe stato facilissimo mordermi. Volevo che addentasse, appunto per strapparle quei denti. E ci riuscii. Ma Giorgio, Giorgio, Giorgio era avvelenato per sempre! Avrebbe dovuto farmi capire ch’era inutile ch’io mi provassi ormai a strappare i denti a quella vipera...

— Ma che vipera, scusi! — non ho potuto tenermi dal fargli notare. — Troppa ingenuità per una vipera, scusi! Rivolgere a lei i denti così presto, così facilmente... Tranne che non l’abbia fatto per cagionare la morte di Giorgio Mirelli.

— Forse!

— E perchè? Se già era riuscita nell’intento