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138 Novelle per un anno.


Io lo vidi quel giorno rincasare con gli occhi gonfi e rossi: s’era messo a piangere, capite? — dopo. E dovette piangere a lungo, certo convinto d’aver commesso un delitto; e la donna, la ragazza, dovette confortarlo, rianimarlo, scacciando l’ombra del rimorso, con cui egli voleva offuscare a lei, in quel momento, il sole della gioja recente. E chi sa! l’avvilimento per questa scena, nel tumulto interno, nella improvvisa dissociazione di tanti sentimenti e di tanti pensieri, forse avrà pure contribuito a determinare in lui l’atto violento contro se stesso.

E la Marùccoli non lo pianse: della morte di lui anzi si sentì ferita, come d’un insulto.


Tutt’e tre le sorelle si ritirarono allora nel bel villino della vigna. Per un ritegno più facile a intendere che a definire, io, dopo la morte del Tranzi, mi astenni dal visitarle laggiù. Non saprei più darne perciò notizie precise. So che il villino fu sempre molto frequentato, ma che i più assidui, dopo un certo tempo, si allontanavano per dar posto ad altri.

Le tre sorelle senza più alcun freno, nella libertà della campagna, parevano addirittura impazzite; facevano i più strani disegni per l’avvenire: Giorgina si sarebbe consacrata alla pittura; e ogni mattina, con un cappellaccio di paglia in capo, florida, esuberante di forza e di salute, usciva all’aperto a sfidare a duello i cipressetti di Monte Mario: arma, il pennello; luogo, una tavoletta, finchè i raggi del sole non dicevano basta. Carlotta — mi dissero — s’era più che mai confermata nell’idea d’aver nella propria gola il tesoro d’una bellissima voce di contralto, con la quale istupidiva ogni dopo pranzo le pazienti orecchie d’un decrepito maestrucolo di canto. Irene