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Quelle tre ragazze che s’incontravano dappertutto: ai concerti: a ogni prima rappresentazione, sempre in un palchetto di platea, o a passeggio, al Pincio o per il Corso, sul tramonto, l’una con la madre bianca e stanca a braccetto, le altre due avanti, vestite sempre un po’ alla bizzarra. Quelle, sì: le Marùccoli.
Povere figliuole, dopo tanti sacrifizii, a un certo punto, perdettero la pazienza e, insieme, la stima di quanti nello stesso caso non avrebbero avuto il coraggio di far come loro (dico il coraggio, non il desiderio). Ricordo che scoppio d’indignazione, allora! Le mamme specialmente non se ne potevano dar pace in presenza delle loro figliuole, e battevano le mani, inorridite, esclamando:
— Che mondo! che mondo! —
E io, a sentirle, sorridevo tra me, studiando l’aria compunta e stordita delle loro timorate figliuole.
Ci vengono effettivamente dalla società un buon numero di leggi e regolamenti, che dovrebbero tenere a freno questa mala bestia che si chiama uomo. Da secoli la società s’industria a insegnarle la creanza, a farle dire per esempio: Buon giorno o buona sera; ad andar vestita decentemente per via, diritta su due zampe soltanto, ecc. ecc. Ma ogni tanto la mala bestia ne fa qualcuna delle sue. Che è che non è, ce la pigliamo con la società, come se da essa ci venisse
9. — Pirandello. Novelle per un anno. — X. |