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come tu mi vuoi 983

Quasi tra sé:

Ecco: e allora, perché — mi domando perché, se non gli parve cosí subito?

Poi, agli altri:

Sí, una somiglianza doveva esserci; era innegabile e l’ammisi, non potendo farne a meno; ammisi anche che ero veneta; ma non di qua, non di qua; dissi anche di dove... Tanto dissi, tanto feci, che alla fine riuscii a persuadere l’uno e l’altro che si trattava proprio soltanto d’una rassomiglianza, anche forte, e non solo d’aspetto, anche di casi; ma di nient’altro piú; e insomma che non ero io, non ero io, quella ch’egli andava cercando. — Piú di cosí, che potevo fare? — Se non che... fu allora... io non so...

Zia Lena. Che ti pentisti?

L’ignota. No! — Lo stato in cui mi trovavo...

Quasi tra sé:

— Non dev’essere ora per lui una scusa! Non se ne deve approfittare! Se se n’è approfittato, per i suoi interessi...

Zia Lena. Ma no, perché ti tormenti cosí? che vuoi dire?

L’ignota (abbattendosi). Stanca, ah Lena, ero cosí stanca... e disperata, disperata come non m’ero mai sentita tanto finora... perduta, finita... con la nausea di quella vita, da non poterne piú... senza piú sapere dove andare, che fare... in quella notte tremenda che mi pareva tenesse la vita come sospesa in un abisso d’angoscia...

ZIA Lena (commossa). Povera figlia mia!

L’ignota....egli si mise a parlare della sua Cia... com’era... che cosa era stata per lui, nell’anno che l’aveva avuta... con una pena cosí sconsolata, che, a sentirlo parlare... ora lí cosí solo... sconsolata com’ero anch’io, senza piú una speranza di bene... mi misi a piangere, a piangere... non pensando che le mie lagrime... lagrime per me, per la mia desolazione... potevano essere interpretate da lui come un segno, invece, che mi fossi pentita d’aver tanto negato... — il mio corpo era lí, come una prova anch’esso ch’io fossi la sua Cia... — glielo lasciai abbracciare, serrare, serrare al petto fino a togliermi il respiro... Ma non lo feci per altro, io... e sono venuta qua con lui, soltanto per questo — fa-