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L’ignota. — non mi voleva lasciare... (scrive ancora)... — Sulla porta, mentre seguivo i portantini con la barella me lo vedo davanti —

Zio Salesio. Bruno?

L’ignota. Bruno, Bruno, sí. — Boffi era andato a prenderlo all’albergo e mi voleva trattenere. Gli gridai in faccia: «Pazzo!» — e che mi lasciasse andare, perché io non avevo marito, non ne avevo mai avuto, e non conoscevo affatto quel signore che mi aveva portato davanti!

Zio Salesio. E lui, Bruno?

L’ignota. Me n’andai, dietro quel ferito, senza dar tempo di rispondere. Ritornata dopo due ore, li trovai ancora lí tutt’e due. Boffi, certo, doveva avergli detto che io...

a Lena:

— tu capisci, alle prese là con quel pazzo che aveva l’arma in tasca e m’aveva già minacciata — pur di liberarmi, per trovare uno scampo... sí, m’ero arresa... m’ero arresa ad ammettere qualche cosa... che so? — che lo conoscevo... che mi ricordavo di Filippo il giardiniere... che m’ero trovata sola nella villa... — Nel ritrovarmeli, ora, lí davanti — sicura che avevano parlato tra loro di queste mie ammissioni — negai tutto! negai tutto! — dissi perché poc’anzi, forzata, l’avevo fatto; ma che non era vero niente; io non lo conoscevo affatto — non conoscevo nessuno dei due — e che dunque se n’andassero, se ne andassero, smettendo quell’insulsa commedia in cui Boffi s’ostinava — d’avermi riconosciuta —

Zio Salesio. — ma anche Bruno, subito, riconosciuta! —

L’ignota. — no! che! lui no! —

Zio Salesio (stupito). — no? —

L’ignota. — per questo ora dico! — No! — Me n’accorsi bene! — Lí sulla porta, quando me lo vidi davanti la prima volta — non trovò certo quella rassomiglianza che Boffi gli aveva assicurata; dovette provare anzi una disillusione: me n’accorsi bene!

A Lena:

Tu sai com’è... — a prima giunta, cogli una rassomiglianza — dillo a un altro — quello guarda, e non gli pare come a te — non abbiamo tutti gli stessi occhi!