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come tu mi vuoi 981


Zio Salesio. Gli animi s’erano talmente inaspriti...

Nuova pausa.

L’ignota (cupa, sempre piú affondata in un sospetto che la sconvolge). Capisco, capisco...

Zia Lena (per distrarla). Ma ormai, tutto finito! Basta! basta! — Non ne parliamo piú! — Certo, ti turba, ora, rivedere...

L’ignota (con scatto di sdegno). No — che vuoi che me n’importi!

Poi con altro tono:

Altro, mi turba...

S’infosca:

Che anche, là a Berlino...

Zia Lena (timida). Che cosa?

L’ignota. Niente, niente!

Zia Lena. Ma sono — tu vedi — formalità. Figuri morta: bisogna che riappaja viva.

L’ignota (senza badare a ciò che la zia Lena ha detto). Boffi mi disse là, che chiamò Bruno quando gli parve d’avermi riconosciuta...

Zia Lena. Sí — e puoi figurarti come corse!

L’ignota. Perché già qui la dichiarazione di morte era avvenuta, è vero? e con essa, la sua sconfitta nella contesa?

Zia Lena. No! Dio mio, che pensi?

L’ignota. Ho ragione, credi, Lena — ho ragione, ora, di pensare cosí!

Zia Lena. Ma no! Non credette mai, lui — mai, lui solo — che tu fossi morta!

Zio Salesio. Quest’è vero! Quest’è vero!

Zia Lena. Corse a riprenderti, figurandosi proprio quelle stesse cose che tu hai dette, per spiegarsi le ragioni per cui non eri voluta piú ritornare.

L’ignota (alzandosi, nervosissima). Sai dove mi trovò? Dovevo accompagnare a una clinica, di notte, con la figlia, uno che aveva tentato d’uccidersi —

Zia Lena. — per te?

L’ignota. — sí —

Zia Lena. — oh Dio! un pazzo? —