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come tu mi vuoi 975


L’ignota. C’è, c’è. Ho detto a Bruno di far venire anche lui. Boffi lo voglio io, lo voglio io.

Guarda il ritratto e poi si guarda addosso:

Perfetto, non è vero?

Zio Salesio. Sembri scesa di là!

Zia Lena. Sí, benché a me veramente non parve mai che quel tuo ritratto da ragazza ti somigliasse molto.

L’ignota. Ah no? Eppure Bruno m’ha detto ch’è stato fatto su la fotografia ingrandita...

Zio Salesio. Come no! sulla fotografia —

L’ignota. — e con tutte le indicazioni date da lui al pittore —

Zio Salesio. Si può veder bene adesso, se ti somiglia! Tal quale, perbacco: come ho sostenuto sempre io! Eccola qua!

Zia Lena. Io dicevo per gli occhi... Ma scusa, permetti?

Prende tra le mani il viso dell’Ignota e le guarda gli occhi da vicino.

Eccoli, guarda! eccoli qua, i suoi veri occhi, come li ho visti sempre io: sono questi — non sono mica quelli là!

L’ignota. Tu hai visti a Cia sempre questi occhi?

Zia Lena. Ma sí, questi!

Zio Salesio. E non sono gli stessi?

Zia Lena. Ma che gli stessi! — Questi, sono gli stessi — non quelli là! — Un po’ verdi...

Zio Salesio. Ma che verdi, se sono azzurri!

L’ignota (prima a Lena). Per te, verdi,

poi a zio Salesio:

per te azzurri.

E tirando zio Salesio davanti al ritratto:

E per Bruno, guarda, zio: grigi, tra le ciglia nere. Poi ci si sarà messo anche il pittore... «I veri occhi di Cia» — andate ad accertarli, anche dalla prova d’un ritratto!

Zio Salesio. Io non posso sbagliare. Amico fraterno di tuo padre... Tu hai gli stessi occhi di lui.

Zia Lena. Di lui, dice! — Quelli della Ines, sí, gli occhi di suo padre! Non questi! — Tu hai invece gli stessi occhi di tua madre, credi a me! — Da ragazze, cresciute insieme —