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come tu mi vuoi 973


Zio Salesio. Uh, viltà... — levare... come se fossero state sue!

Zia Lena. Piú che sue! Due volte sue! Ricostruita di sana pianta la villa; e le terre rimesse in valore! Ma glien’avete negato il diritto...

Zio Salesio. Se non l’aveva!

Zia Lena. Eh lo so! Con la bella scusa escogitata dalla Ines, che le riparazioni toccava farle allo Stato dopo gli accertamenti! — Io, guarda, anziché prestarmi alle manovre della Ines —

Zio Salesio. Ma santo Dio, tu dimentichi che Bruno, senza piú la Cia, era divenuto per noi un estraneo, mentre Ines era pur l’altra mia nipote, per cui non avevo potuto far nulla — già ridotto povero — al tempo del suo matrimonio!

Zia Lena. Ah, confessi dunque d’averlo fatto per la Ines?

Zio Salesio. L’ho fatto, scusa, anche per me...

Zia Lena. Senza sentirti rivoltare lo stomaco, a vederla cosí accanita perché fosse dichiarata morta la sorella!

Zio Salesio. Accanita, per l’attrito con Bruno... Sei curiosa, Bruno sí m’ha compreso e scusato e tu no!

Zia Lena. E io no! — Perché non mi lascio tirare da nessuna parte, io! E penso con la mia testa! — Bruno, sí, un estraneo — posso comprendere — e io, ridotto povero — ritornare in possesso di quello che avevo donato un giorno a mia nipote — sí, posso comprendere — fin qui posso comprendere — non è bello, ma è umano — l’uomo non è bello: tant’è vero che non ho voluto mai saperne —

Zio Salesio (sbottando, dopo di aver tanto ingozzato). — e allora ti dico — oh! — che neanche l’uomo di te! —

Zia Lena. — neanche l’uomo di me, d’accordo! —

Zio Salesio. — perché sei buona, Lena, ma brutta! brutta! brutta! anche di carattere brutta! — Non tieni conto che sono povero anche per aver donato!

Zia Lena. Sí, caro il mio Salesio! E perché ormai cosí povero — ti sto dicendo — tu sí, in possesso — ma a codesta tua bella nipote Ines, che oggi ha il coraggio di ripresentarsi qua a sua sorella, io, per punirla, avrei gridato in faccia: «Ma le terre e la villa no, ora, sai! anziché a te, guarda — io le lascio ai cani, e tu puoi leccarti le dita!»

Vedendo scendere dalla scala l’Ignota: