![]() |
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. | ![]() |
Al levarsi della tela si vedrà la zia Lena Cucchi nell’atto di parlare a qualcuno giú nel giardino. La zia Lena è sui sessant’anni, grassa, ma solida, con un testone quasi da maschio, tutto a boccoli grigi, strani. Ha le sopracciglia nerissime, grosse e folte, e porta occhiali tondi, cerchiati di tartaruga. Veste di nero, maschilmente, col colletto inamidato. È franca e sbrigativa.
Zia Lena. Ma sí, ma sí, vieni sú! Ti dico che bastano, Dio mio! Oh, finalmente! Ma guarda che fascio... gli cascano, anche... Basta! non stare a raccoglierli! A momenti spoglia tutto il giardino...
Entra dalla porta a vetri lo zio Salesio Nobili, con un gran fascio di fiori tra le braccia. È un vecchietto smilzo, che sarebbe ancora arzillo, se non avesse la nuca e la schiena quasi ingommate. È tutto ritinto, capelli, baffetti e pappafico: i baffetti sono come due ditate di nerofumo, sotto il gran naso aquilino. L’eleganza è il primo compito e fors❜anche il martirio di zio Salesio. Un colletto alto per lo meno quattro dita gli tien sú il collo stralungo. Indossa un perfettissimo tait.
Zio Salesio. Ecco: spiego —
Zia Lena. Non spiegare: posa lí!
Indica la tavola in mezzo alla scena.
Zio Salesio (posando i fiori). No, se permetti, spiego, cara cugina!
Zia Lena. E va bene, spiega! Io intanto dispongo i fiori. Si mette a disporre i fiori nei vasi, qua e là, nella sala.
Zio Salesio. Non li ho mica raccolti per quelli che verranno...
Zia Lena. Non voglio sapere per chi li hai raccolti. Ne hai raccolti troppi: ti volevo dir questo soltanto!
Zio Salesio. E ti spiego perché...
Zia Lena. Spiega spiega: tu passi tutta la tua vita a spiegare.
Zio Salesio. Eh sfido! Con la poca comprensione che si ha — o piuttosto — che si vuole avere...