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Salter. Per le tue tentazioni! L’Ignota. Eh, caro mio, il mio mestiere di donna, a cui la vita m’ha ridotta. Non hai sentito ciò che mi è stato fatto?

Salter. Smetti una buona volta di valerti dell’inganno in cui s’ostina a persistere codesto signore!

Boffi. Io non m’inganno nient’affatto! L’Ignota. E figúrati se io non me ne valgo!

A Boffi: Lei, questa sera, è mandato veramente dal cielo per me! Il mio salvatore. Mi faccia il piacere di parlarmi di me bambina. Ero cosí tanto un’altra, che mi pare, se ci penso, di sognare.

Boffi. Ma a tutti ormai pare cosí, la vita di prima, signora Cia! L’Ignota. Ah, mi chiama Cia anche lei? Cia, tutti? Credevo lui solo... Peccato!

Salter (non contenendo piú l’orgasmo). Bada che non puoi levarmi di mezzo cosí, dopo avermi preso come m’hai preso! L’Ignota. Io, preso?

Salter. Tu. L’Ignota. Ti sei lasciato prendere? Avresti dovuto guardartene! Sí, in un certo senso, è vero. Ma tu m’hai ingannata.

Salter. IO? L’Ignota. Ingannata: t’avevo preso soltanto come un buffone; e sei diventato insoffribile: insoffribile!

Salter. Perché non vuoi avere pietà di me?

L’ignota (come trasecolata). Io? Hai il coraggio di dirlo? Ne ho avuta, tanta! E tua figlia è testimonia...

A Boffi: Sa, uno scrittore di fama...

Salter (subito per troncare). Ti proibisco di parlare di me! L’Ignota. E perché metti avanti allora la tua vita distrutta?

Salter. Perché abbia paura, se ora pensi davvero di disfarti di me, cosí. L’Ignota. Io, paura?

Salter. Paura, sí. L’Ignota. Non ne ho mai avute, di queste paure.

Salter. E ora devi averla!