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vestire gli ignudi 937


— sí, ancora un altro pugno di fango addosso, a finire d’insudiciarmi. — Dio, che schifo! che nausea! — E allora... e allora volli farmela per la morte, almeno, una vestina decente. — Ecco, vedete perché mentii? Per questo, vi giuro! — Non avevo potuto averne mai una per la vita, da poter figurare in qualche modo, che non mi fosse strappata dai tanti cani... dai tanti cani che mi sono saltati sempre addosso, per ogni via, che non mi fosse imbrattata da tutte le miserie piú basse e piú vili — me ne volli fare una — bella — per la morte — la piú bella — quella che era stata per me come un sogno, là — e che mi fu strappata subito, anch’essa — quella di fidanzata; ma per morirci, per morirci, per morirci e basta — ecco — con un po’ di rimpianto di tutti, e basta. — Ebbene, no! no! Non ho potuto avere neanche questa! Lacerata addosso, strappata anche questa! No! Morire nuda! Scoperta, avvilita, e spregiata! — Ecco qua: siete contenti? E ora andate, andate. Lasciatemi morire in silenzio: nuda. Andate! Lo posso ben dire, ora, mi pare, che non voglio piú vedere, che non voglio piú sentire nessuno? Andate, andatelo a dire, tu a tua moglie, tu alla tua fidanzata, che questa morta — ecco qua — non s’è potuta vestire.


TELA