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vestire gli ignudi | 935 |
Ludovico (accorrendo a lei). Sí, sí... venga, venga...
Ersilia (schermendosi). No: non voglio! — Basta! Per carità...
Grotti (accorrendo anche lui). Ma sí! Vieni, vieni con me! Ti condurrò io!
Ersilia (c. s.). Non voglio, ti dico...
Ludovico (c. s.). Ma sí, si lasci persuadere, si lasci condurre, signorina!
Onoria. Mando per una vettura!
Ersilia. Per carità, basta, vi dico... Sarebbe inutile!
Grotti. Ma chi lo dice? Non bisogna perder tempo piuttosto!
Ersilia. È inutile! Non c’è piú rimedio. Zitti, per carità. Lasciatemi tranquilla. Se lei, signor Nota, e lei, signora... — non sarà subito, purtroppo... ma spero presto...
Ludovico. Dica, sí... che desidera? che desidera?
Ersilia. Il suo letto.
Ludovico. Ma sí, subito, venga!
Onoria. Venga, venga!
Grotti (di nuovo prorompendo con violenta commozione). Che hai fatto? che hai fatto?
Ludovico. Poteva pensare, signorina, che c’ero io! poteva restare qua, con me!
Ersilia. Se non l’avessi fatto, nessuno mi avrebbe piú creduta.
Franco (con orgasmo, commosso). Ma che cosa, che cosa dovevamo credere?
Ersilia (pacata). Che non mentii per vivere. Questo.
Franco. E perché allora?
Ersilia. Ma per morire. Ecco. Vedi? Te lo gridai che, quando dissi quella menzogna, per me doveva essere tutto finito, e che la dissi appunto per questo. Tu non l’hai voluto credere; e hai ragione, sí, perché non pensai a te — proprio per nulla — hai ragione, non pensai che t’avrei turbato, sconvolto cosí... — Ma mi disprezzavo tanto!
Franco. Ma come? M’accusavi...
Ersilia. No.
Franco. Come no?
Ersilia. No, no... È cosí difficile dirlo... — figúrati, crederlo. Ma ora ti dirò. Mi disprezzavo tanto, che non credetti che t’avrei cagionato tutto questo danno. — Puoi credermi. Vedi, ho voluto acquistarmi prima, apposta,