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vestire gli ignudi | 931 |
piú. Ritornerà soltanto nel caso che il suo scopo — come a me pare — era sopra e fuori dei fatti. E allora io farò la commedia. — Ma la farò anche se ella non ritorna.
Franco. Senza tener conto dei fatti?
Ludovico. I fatti! I fatti! Caro signore, i fatti sono come si assumono; e allora, nello spirito, non sono piú fatti: ma vita che appare, cosí o in altro modo. I fatti sono il passato, quando l’animo cede, — lo diceva lei stesso — e la vita li abbandona. Perciò non credo ai fatti.
Entra a questo punto dalla comune Emma, ad annunziare:
Emma. C’è il signor console Grotti che chiede della signorina o di lei, signor Nota.
Ludovico. Ah, viene qua lui, invece.
Franco (fiero e minaccioso, accennando di muoversi per andargli incontro). E viene a proposito!
Ludovico (calmo e fermo, ponendoglisi davanti). Lei mi farà il piacere di star tranquillo, in casa mia; e le ripeto che non ha da chiedere conto a nessuno!
Franco (c. s.). Io me ne posso anche andare!
Ludovico. No! Lei si fermerà qui. Andrò io da questo signore.
Si presenta sulla soglia, in ansia e agitatissimo, il console Grotti. Emma si ritira.
Grotti. Permesso? La signorina Drei?
Onoria (allarmata, irritata, impaziente). Ma non c’è! Se n’è andata!
Franco. E forse non ritornerà piú!
Grotti. Oh Dio, ma sanno... — mi rivolgo a lei, signor Nota —
Ludovico. Lei s’introduce in casa mia, senza averne il permesso.
Grotti. Chiedo perdono! Ma mi preme di sapere se la signorina Drei è a conoscenza che mia moglie —
Franco (subito). — è andata dai parenti della mia fidanzata a denunziare —
Grotti (subito con fierezza, gridando). — la sua pazzia!
Franco. Ah, lei dunque nega?