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928 | maschere nude |
Franco. Ma quando? Quando m’ha visto qua pronto a riparare ciò che credevo una mia colpa.
Ludovico. Capisco, capisco
Franco. E questo, badi, nel migliore dei casi! Voglio dire che fosse diventata l’amante di quello, dopo! Che se fosse prima, io avrei patito — lei se l’immagina? — l’inganno piú ignominioso da parte di tutt’e due!
Ludovico. No! Questo —
Franco. — sono qua, le dico, per accertarmi di questo!
Ludovico. E che vorrebbe fare? Non può negare, scusi, d’essersi trovato qua di fronte alla piú recisa e violenta opposizione da parte di lei.
Franco. Ma io dico prima! L’inganno di prima!
Ludovico. Eh no, scusi, lei in ogni caso non avrebbe patito mai nulla.
Franco. Ah no? E come? Io —
Ludovico (fermo). — nulla! neanche prima! — Se stava per sposare qua un’altra, scusi!
Franco. Ma no, aspetti!
Ludovico. Mi lasci dire! Lei le aveva già reso il cambio, mi pare, anche prima di conoscere l’inganno che loro le avevano fatto!
Franco. E il mio, se mai, escluderebbe il loro?
Ludovico. No, certo! Ma non le può piú dare il diritto di chiederne conto a nessuno. Abbia pazienza!
Franco (con forza). Sí che me lo può dare! Me lo può dare! Perché loro, il tradimento, lo commisero, lo compirono; mentre io, invece, ho mandato a monte il mio matrimonio e sono accorso qua!
Ludovico. Quand’ha saputo che ella aveva tentato d’uccidersi —
Franco (c. s.). — ma non per me! E l’ha confessato lei stessa! Oh bella! Lei rinfaccia a me il mio tradimento, quasi che per quella là, il mio, potesse piú essere un tradimento!
Ludovico. No, no — guardi — non rinfaccio nulla io — voglio soltanto dimostrarle che lei ha ragione per una cosa sola: che ella cioè abbia mentito, dicendo — senza averne piú il diritto — che s’uccideva per lei. E veramente io non riesco a capire il perché di questa menzogna, e proprio in punto di morte! Possono essere utili per la vita, non per