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il Giovinetto seguiranno la Madre; poi il Figlio, che si terrà discosto, in fondo; poi la Figliastra, che s’apparterà anche lei sul davanti, appoggiata all’arcoscenico. Gli Attori, prima stupefatti, poi ammirati di questa evoluzione, scoppieranno in applausi come per uno spettacolo che sia stato loro offerto.

Il capocomico (prima sbalordito, poi sdegnato). Ma via! Facciano silenzio!

Poi, rivolgendosi ai Personaggi:

E loro si levino! Sgombrino di qua!

Al Direttore di scena:

Perdio, faccia sgombrare!

Il direttore di scena (facendosi avanti, ma poi fermandosi, come trattenuto da uno strano sgomento). Via! Via!

Il padre (al Capocomico). Ma no, veda, noi...

Il capocomico (gridando). Insomma, noi qua dobbiamo lavorare!

Il primo attore. Non è lecito farsi beffe cosí...

Il padre (risoluto, facendosi avanti). Io mi faccio maraviglia della loro incredulità! Non sono forse abituati lor signori a vedere balzar vivi quassú, uno di fronte all’altro, i personaggi creati da un autore? Forse perché non c’è là indicherà la buca del Suggeritore un copione che ci contenga?

La figliastra (facendosi avanti al Capocomico, sorridente, lusingatrice). Creda che siamo veramente sei personaggi, signore, interessantissimi! Quantunque, sperduti.

Il padre (scartandola). Sí, sperduti, va bene!

Al Capocomico subito:

Nel senso, veda, che l’autore che ci creò, vivi, non volle poi, o non poté materialmente, metterci al mondo dell’arte. E fu un vero delitto, signore, perché chi ha la ventura di nascere personaggio vivo, può ridersi anche della morte. Non muore più! Morrà l’uomo, lo scrittore, strumento della creazione; la creatura non muore piú! E per vivere eterna non ha neanche bisogno di straordinarie doti o di compiere prodigi. Chi era Sancho Panza? Chi era don Abbondio?