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918 | maschere nude |
credere che sarebbe una follia, se tu non accettassi ora il pentimento di lui e la riparazione ch’egli ti offre!
Ersilia. Ma se gli ho detto che non la voglio!
Grotti. Sí; come una tua ostinazione irragionevole, che né l’uno né l’altro possono accettare! La vera ragione per cui non vuoi, non gliel’hai detta!
Ersilia. Ebbene, se occorre, gliela dirò!
Grotti. E allora gli parrà cosí laido quello che hai fatto, la menzogna che hai detto, lo scompiglio che hai portato con essa, un matrimonio troncato alla vigilia, lo scandalo, la pietà carpita, la commiserazione di tutti —
Ersilia (accasciata, quasi venendo meno). È vero... è vero... ma io... io non volevo questo... L’ho detto anche a lui che ho parlato, che ho mentito, perché credevo che tutto fosse finito. — Non sono cose che si possano dire! Troppo brutte! Sí, laide. — Ce le siamo potute dire noi — cosí, ora — perché vergogna comune. — Come puoi volere tu e perché vuoi che si scopra?
Grotti. Io mi son sentito rivoltare dalla tua menzogna, e come ho saputo da quel padre ciò che essa aveva cagionato, l’indignazione di quella fidanzata, il rimorso di lui, il proposito di riparare, non so come abbia fatto a contenermi davanti a quel vecchio; son corso al giornale a smentire per quel che mi riguardava! E non sai il furore che s’accese nell’anima di mia moglie, leggendo quel giornale; voleva correre lí in casa della fidanzata di lui per svelare tutto, perché eri stata scacciata di casa, come eravamo stati sorpresi da lei! Le ho dovuto promettere, assicurare, che quel tuo inganno sarebbe stato comunque sventato, e che almeno a quella famiglia sarebbe stata ridata la pace. — Capisci?
Ersilia (c. s.). Capisco... capisco...
Pausa. Sta a guardare un po’ innanzi a sé, fosca, e dice:
Si alza: altra pausa; e aggiunge:
Grotti (la guarda smarrito). Che vuoi fare?
Ersilia. Mi dici che bisogna farlo. — Lo farò.
Grotti (dopo una pausa, seguitando a mirarla). Sei piú disperata di me... Come ti sei ridotta... come ti sei ridotta...